Quando entri nella sua bottega, interrompe il lavoro alla macchina da cucire, si avvicina e ti scruta. Ha già capito tutto. Se sei bassino dovrà accorciare le maniche, se sei magretto bisognerà stringere qua e là, se nella borsa intravede dei jeans dovrà farne gli orli. A volte deve realizzare un abito per intero, da cima a fondo. Fissa gli spilli con movimenti rapidi e precisi. Le piace scambiare due parole perché spesso nella bottega è sola e lavora in silenzio, accompagnata dal ronzio di una radio. Aggiusta, adatta, completa. Produce. Ma soprattutto è competente. Sa che tutti siamo fatti in modo diverso e quindi tutti gli abiti devono essere diversi, ciascuno un pezzo unico; e quindi adatta l'abito a te. È quanto vogliono ignorare, testardi, nei grandi magazzini, dove si ostinano a far combaciare noi con l'abito e non viceversa. In realtà di abiti non sanno nulla se non che questo colore è bello e le sta bene, questa è l'ultima moda, e pazienza se entro pochi giorni sarà la penultima. Insomma, meglio la sarta che sa come farti calzare bene la giacca e non ti parla di moda perché sa bene che passa e va, essendo fatta per creare insoddisfazione e alimentare il consumo. La sarta non è di moda e neanche fuori moda, è oltre. È nostra signora dell'ago e del filo. In caso di apocalisse zombi, è bene averne una nella propria squadra.